mercoledì 13 giugno 2007

Autonomismo e Identità

Da carnico a fianco di Strassoldo contro l’autonomismo carnico, per poi finire a fianco di Strassoldo a battersi per l’autonomismo friulano? Con quale coerenza? Se così fosse, nessuna! La coerenza sta nel fatto che sono contro l’autonomismo. Mi pare una inutile battaglia di retroguardia. Una sorta di narcisistico voler guardare indietro per nascondere la mancanza di idee su come andare avanti. La prospettiva per il futuro non può essere più quella dell’autonomismo, ma quello delle reti. La rete non annulla la specificità, la diversità, anzi la esalta. La rete è il confronto di tante identità che nel colloquio si esaltano e si aprono. L’autonomismo è lo scontro di tanti campanilismi, che sprecano inutili energie nell’esaltazione esasperata delle diversità.
La diversità fra Trieste e il Friuli è di una evidenza indiscutibile. Può essere analizzata per accentuare la separazione, oppure può essere considerata come un valore da mettere in gioco. Un centro di ricerca di livello internazionale come quello di Trieste, e un sistema produttivo come quello friulano, se messi in rete, fanno un sistema regionale di innovazione, senza eguali a livello italiano e non solo. Se viceversa Udine spreca risorse ed energie a duplicare Trieste, si produrranno due mediocrità provinciali, invece che una eccellenza regionale. Purtroppo sono questi, discorsi che non muovono larghi consensi. Il popolo ha bisogno di scendere in campo contro qualcuno, allo stadio come in piazza, e la demagogia deve rincorrere il popolo se vuole il suo consenso. Ma alla fine anche il popolo si accorge di essere stato usato…
Io mi auguro che anche questo dell’identità nella rete possa diventare un tema del dibattito della nuova Fondazione della Casa delle Libertà. Alle tre "i" di Tondo, innovazione infrastrutture e internazionalizzazione, ne aggiungerei una quarta: l’identità. Immaginerei così un programma di animazione culturale che porti ogni realtà non solo provinciale ma anche di singolo paese a valorizzare la propria identità della lingua, delle tradizioni e della microstoria. Ma non per chiudersi e ripiegare sulle “piccole cose di pessimo gusto”, ma per aprirsi, accettando il confronto, volendo e cercando la possibilità di mettersi in gioco. Dice Henry Riviere che il passato deve essere visto come uno specchio nel quale guardarsi per imparare a costruire il futuro. Il concetto è ripreso nel termine ormai abusato di “glocale” nel quale si è cercato di mettere assieme l’esigenza di far rete a livello globale, con la necessità di accentuare il valore locale dell’identità. Nell'interesse sia dei singoli punti che della rete. Infatti più sono forti e riconoscibili nella loro identità i nodi della rete, più la rete è forte. Più la rete è forte, maggiore è il vantaggio che può far ricadere sui singoli nodi.

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